geoterritorio nei dintorni

Il centro di San Leo è situato su una “placca” rocciosa calcareo-arenacea di forma romboidale con superficie di circa 480.000 mq
Il Forte si trova nel punto più elevato di San Leo, a 639 m s.l.m., dominando dalle impressionanti pareti verticali che lo hanno reso inaccessibile.

Geomorfologia
San Leo rappresenta uno dei più spettacolari esempi di placca epiligure della Val Marecchia e fin dalla prima osservazione si intuisce l’interpretazione geologica generale. I limiti della “placca” coincidono con i dirupi e il contatto sulle argille sottostanti, dove non è ricoperto da detrito di falda, è sempre visibile.
La “coltre” è costituita da un insieme di formazioni che si sono depositate in bacini diversi e che sono state traslate fino all’attuale posizione.

Argilla varicolare

Argilla varicolare

I terreni liguri, in particolare le Argille Varicolori, sono il principale fattore che hanno permesso la traslazione. La massa delle litologie liguri sarebbe scivolata verso Est, con movimenti sostanzialmente contemporanei alle principali fasi di sollevamento degli Appennini. Nelle pause di trasporto si sarebbero sedimentate formazioni più giovani, epiliguri o neogeniche, le quali, solidali con la coltre, ne avrebbero subito i successivi spostamenti. Queste formazioni , in genere più competenti rispetto a quelle precedenti, si sarebbero in seguito evidenziate nel paesaggio, formando quelli che alcuni autori hanno definito esotici neogenici e più recentemente, placche epiliguri.
La “placca” di San Leo è costituita dal basso verso l’alto da Calcare di San Marino e dalla Formazione del Monte Fumaiolo. Il passaggio netto tra le formazioni è ben visibile sull’unica strada di accesso al borgo, salendo a destra, poco prima della porta del paese.
Al di sotto della placca sono visibili le Argille Varicolori, affioranti sotto lo strapiombo orientale del Forte, nei calanchi sottostanti e, in tono minore, ai piedi di tutti i bordi perimetrali.

Flora e fauna

Nei versanti collinari con suolo marnoso-arenaceo si trovano carpino nero, orniello, cerro roverella. In alcune zone si trovano castagni, maggiociondolo e raramente il faggio. Quest’ultimo è visibile, a quote più alte a partire da Villagrande, in splendidi esemplari plurisecolari.

faggio

Faggio secolare

Ricchissima è la varietà delle specie legate agli ambienti caratteristici del paesaggio rurale: orti, siepi, sentieri … Un variegato mondo di piante che proliferano accanto alle abitazioni e alle colture. Sono ginestre, vitalbe, rovo comune, il sambuco, il prugnolo e molte altre che con il variare delle stagioni animano di colori il già articolato percorso delle colline.

sanbuco

Sambuco

Una particolare nota meritano le orchidee selvatiche che con le numerose specie presenti, anche sul masso leontino, vivacizzano il sottobosco e i prati. Durante la stagione primaverile ed autunnale funghi di varie specie fanno di questi luoghi meta privilegiata di appassionati ricercatori ed amanti dei sapori del sottobosco.

barbagianni

Barbagianni

Scorrerie notturne sono messe in atto da rapaci come la civetta, il barbagianni ed il gufo comune a caccia di piccoli roditori; tasso ed istrice, volpi, lepri ed ungulati fanno parte della scena abituale di questi paesaggi. Rapaci diurni come la poiana si aggirano con fare minaccioso tra piccoli boschetti e comode radure. Nei numerosi torrenti che segnano il paesaggio, trote, bisce dal collare, tritoni, salamandre pezzate, rospi, raganelle e rane trovano un comodo habitat.

ghiandaia

Ghiandaia

Merli, gazze e ghiandaie sono tra gli uccelli più comuni, mentre più attenzione richiede il richiamo del picchio muratore, del picchio verde e di quello rosso maggiore. Purtroppo è ormai passata alla storia la presenza dell’orso che un tempo viveva anche su questi monti.