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La gola o passo del Furlo è una gola situata lungo il tracciato originario della via Flaminia, nel tratto in cui questa costeggia il fiume Candigliano affluente del Metauro nella provincia di Pesaro-Urbino.

La forra si è formata tra il monte Pietralata (889 m) e il monte Paganuccio (976 m), grazie alla forza erosiva del fiume Candigliano; nei millenni ha raggiunto una notevole profondità, che tuttavia attualmente non è più visibile a causa della diga, costruita nel 1922, che ha ridotto l’impetuoso corso d’acqua a un placido lago.

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GEOMORFOLOGIA
Il paesaggio e la morfologia della Gola del Furlo permettono di ricostruire la storia geologica italiana da più di 200 milioni di anni fa: le sue rocce illustrano, come un atlante all’aperto, le principali formazioni dell’Appennino umbro-marchigiano. Da questo punto panoramico, dal quale si scopre la grande cava del Furlo, è possibile vedere e quindi ricostruire la storia geologica del Furlo dal Giurassico al Cretacico Inferiore.

Le pareti della Gola sono formate dalle rocce più antiche, appartenenti alla formazione del Calcare Massiccio, mentre salendo sul Monte Pietralata si possono osservare tutte le formazioni superiori quali: la Corniola, il Rosso Ammonitico (tanto ricercato dagli amanti dei fossili), i Calcari Nodulari, la Maiolica e la Scaglia.

Nel Miocene, circa 15 milioni di anni fa, tutta la serie umbro-marchigiana fu sottoposta a spinte tettoniche che fecero sollevare le formazioni sedimentatesi nell’antico bacino marino formando un’anticlinale, cioè una piega tettonica in cui gli strati più interni sono i più antichi. Il Candigliano ha inciso l’anticlinale come un rasoio, separando le due cime del Monte Pietralata (889 m) e del Monte Paganuccio (976 m).

Nelle formazioni rocciose del Giurassico e Cretaceo sono presenti diversi tipi di fossili, i più abbondanti rappresentano ciò che resta di un gruppo di animali ora estinti, chiamati Ammoniti, che appartengono al raggruppamento dei Molluschi Cefalopodi, a sua volta distinguibile in quattro grandi raggruppamenti: Phylloceratina, Lytoceratina, Ammonitina Ancyloceratina. La loro conchiglia ha una forma idrodinamica a spirale piana.

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Ammonitina

Tra le Ammoniti, in particolare, esistono alcuni generi e specie il cui nome fa riferimento alla zona del Furlo, proprio perché è stato trovato qui l’esemplare-tipo: quali il genere Furloceras e la specie Taffertia furlensis che appartengono alla famiglia delle Hildoceratidae, o il genere Furlites della famiglia Polymorphitidae.

Molto importanti per le datazioni e le analisi paleoecologiche sono anche i microfossili che si trovano in questa zona, si tratta di organismi formati di una sola cellula, con un guscio esterno calcareo o siliceo, appartenenti a Foraminiferi, Diatomee e Radiolari.

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Livello Bonarelli

Il sito permette di osservare una cava della pregiata pietra rossa del Furlo, oggi abbandonata, dove è possibile individuare un affioramento di Scaglia Rossa, caratterizzata dall’intercalazione di strati calcarei rosati contenenti selce e marne, dal caratteristico colore rosso. Lungo la strada è possibile riconoscere il cosiddetto Livello Bonarelli, individuabile come un sottile strato nero che rappresenta un periodo in cui nel mare, privo di ossigeno, morì la maggior parte degli esseri viventi.

UN PO’ DI STORIA
Per consentire un più agevole passaggio di persone e veicoli, fu fatta scavare, dall’imperatore Vespasiano, una galleria nel punto più stretto della gola che fu detta “petra pertusa” o “forulum” (piccolo foro), da cui “Furlo”; accanto a essa si trova un precedente varco di epoca etrusca, lungo 8 m, largo 3,30 m e alto 4,45 m, e una piccola chiesetta, detta della Botte, un tempo abitata da un eremita.

Al disopra dell’ingresso nord-orientale è ancora visibile l’iscrizione che stabilisce il compimento dell’opera tra il 76 e il 77 d.C. La galleria è lunga 38,30 m, larga al massimo 5,47 m, alta 5,95 m; è tutta scavata nel calcare compatto mediante scalpello, di cui si vedono i tagli a gradina, ed è senza rivestimento.

Di qui passò l’imperatore romano Onorio nel 404, dopo la vittoria sui Visigoti di Alarico, per recarsi al trionfo di Roma.

Tra il 570 e 578, il passo venne preso dai Longobardi che ne distrussero le fortificazioni.

Nei secoli seguenti pare che la via Flaminia fosse stata quasi abbandonata: vi passarono nel 1502 Lucrezia Borgia recandosi a Ferrara e nel 1506, con difficoltà, Giulio II che andava all’impresa di Bologna. Ancora nel principio del ‘700 il transito era difficile e pericoloso, e solo nel 1776 il passo e la strada vennero riattati. Tra il 23 maggio e il 12 giugno 1849 i soldati della Repubblica Romana, comandati dal colonnello L. Pianciani, opposero resistenza all’esercito austriaco.

Negli anni trenta la Guardia Forestale locale, con un’opera di scavi e costruzione di muretti, riprodusse sulle pendici del monte Pietralata, a ridosso della gola, il profilo di Benito Mussolini, che attraversava spesso la gola nei suoi spostamenti tra Roma e il nord Italia. Il monumento, che fu minato e distrutto dai partigiani durante la guerra, ai giorni nostri è soltanto parzialmente riconoscibile.

FLORA E FAUNA
Con l’istituzione della Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo, la Provincia gestisce 3.600 ettari di boschi, prati e cime incontaminate.

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Aquila reale

Un autentico paradiso, attraversato dal fiume Candigliano che si insinua tra le imponenti pareti rocciose della Gola, dove la suggestione del paesaggio si unisce a una prodigiosa ricchezza naturalistica che vanta esemplari di flora e fauna davvero singolari.

Basti pensare all’aquila reale, al falco pellegrino, al gufo reale, al picchio muraiolo, alla rondine montana, al rondone maggiore e al gracchio corallino. E poi al Furlo vivono lupi, caprioli, daini, cinghiali. La vegetazione che ricopre le cime del massiccio è costituita in prevalenza da querceti con roverella, carpino nero, orniello, acero, sorbo.

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Lupo

Assai variegato anche l’habitat fluviale e ripariale, così come ricchissima è la vita che pullula nelle foreste, nei pascoli e nei cespuglieti.